Freidenker 01/2008.pdf

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(file: @@Freidenker_Jan08.pdf@@)93. Jahrgang I Nr. 1 I Januar 2008 In seiner Enzyklika, einem internen Schreiben, das sich an die Gläubigen richtet, hat der Papst seine Schäfchen vor dem Atheismus gewarnt: Die Erlösung der Christen bestehe in der «verlässlichen» Hoffnung, die ihnen helfe, die Gegenwart zu bewältigen, weil sie auf ein Ziel hin führe, das den mühsamen Weg rechtfertige. Einer der bekannten christlichen Zirkelschlüsse – einmal mehr. Aber auch einmal mehr die Bestätigung der Lämmer, dass sie ohne die Religion in einer dunklen Welt leben würden: ohne die Verheissung sei das Leben nicht lebbar, da voller Angst. Vor Erscheinen der neusten päpstlichen Drohbotschaft Kap der guten Hoffnung, Südafrika Ohne Dogma – nicht ohne Hoffnung erschien in der amerikanischen Zeitschrift free inquiry (Dec.07/Jan.08) ein Artikel zum gleichen Thema. Die Autorin Barbara Smoker fragt sich darin, warum AtheistInnen und TheistInnen eigentlich nicht miteinander reden können. Rationalisten hätten ihre Position mehrfach klar und deutlich formuliert, doch dies habe bei den TheistInnen Feindseligkeit hervorgerufen, in einem Mass, das sie erstaunt habe. Sie schreibt: «Richard Dawkins Buch Der Gotteswahn, ist so klar und vernünftig geschrieben. Wie kann er falsch verstanden und als fundamentalistisch bezeichnet werden?» Ihre Antwort: «Die meisten von uns sind Atheisten oder Agnostiker, weil uns der Glaube an Gott nicht überzeugt. Die meisten von uns – und so auch explizit Richard Dawkins – würden sich aber auch von dieser Überzeugung abbringen lassen, wenn es überzeugende Belege des Gegenteils gäbe. Ausgangspunkt ist also nicht also das, was man gerne glauben möchte, sondern das was rational belegbar ist. Obwohl uns dies so einleuchtend erscheint, an der Gegenseite prallt dieses Argument ab. Vielleicht müssen wir unsere Strategie ändern. Vielleicht müssen wir mit Gläubigen nicht über die Wahrheitsfrage ihrer Glaubenssätze sprechen, obwohl dies für uns naheliegend ist. Offenbar ist die Frage nach Gott für viele Menschen nämlich nicht eine Frage des Glaubens, sondern eine Frage des Hoffens. Ohne Hoffnung würden sie ihr Leben als zu grosse Belastung empfinden. Die Tatsache, dass es keinen Beweis für diese Hoffnung gibt, ist unwichtig. Sie glauben an Gott aus genau demselben Grund, aus dem sie ein Lotterie-Los kaufen: Wer glaubt schon wirklich daran, dass er oder sie den Jackpot knacken wird? Niemand. Trotzdem, bereits die Aussicht, dass es vielleicht doch geschehen könnte hält sie dazu an, Woche für Woche ihr Los zu kaufen und in Gedanken diese Hoffnung zu geniessen. Auch die Belehrungen der Statistiker, dass die Ge> Seite 3 winnchance Pagina 2 «L’illuminismo è alla portata dell’uomo comune.» pher Hitchens Christo- Seite 4 Islamische Menschenrechte Gott muss draussen bleiben. Seite 6 TI: Religion an der Volksschule Separation oder Integration? Seite 7 Christoph Blocher Nur ein Messias ist unersetzlich. 2 libero pensiero. 1/2008 La religione avvelena ogni cosa Un altro libro di critica alla religione? Dove sarebbe la novità? La novità, se così si può dire, è la penna di Hitchens, che espone concetti non nuovissimi con lo stile del giornalista di vaglia, accostando sapientemente la battuta arguta alla denuncia, il fatto di cronaca all’aneddoto storico. Si viene così a conoscenza delle sue esperienze di prima mano, nonché di avvenimenti sfuggiti all’informazione nostrana (non che la cosa stupisca: se vi avanza qualche euro, regalatene una copia ai giornalisti RAI in perenne stazionamento davanti al sacro soglio: magari impareranno un mestiere…). Il catalogo degli orrori compilato da Hitchens è completo, non dimentica proprio nulla: la religione uccide, può far male alla salute, vanta false pretese metafisiche, inventa false cosmogonie, ha testi sacri estremamente discutibili, millanta miracoli, non migliora gli uomini, corrompe i bambini. Talvolta sembra di leggere Schopenhauer, ma a differenza del filosofo tedesco qui ce n’è per tutti, anche per il buddhismo, di cui si ricorda l’esperienza teocratica tibetana e il sostegno all’espansionismo giapponese. La parte da padrone la fanno, ancora una volta, i tre monoteismi (che storicamente sarebbero cinque, ma vallo a spiegare…) con i loro testi sacri, i loro fondamentalisti e i loro salti mortali per far quadrare i conti a un dio onnipotente e onnisciente che permette il male, speso commesso a suo nome. Di tutta la tradizione religiosa Hitchens salva solo Martin Luther King, e non esita a prendere le distanze anche da un monumento come Gandhi. «Ateismo di matrice protestante» Il contraltare di questa critica è il suo ateismo: dichiarato, esibito e disinibito. «Ateismo di matrice protestante», precisa, quasi a darsi un assist per una barzelletta ambientata a Belfast. Lo difende anche, l’ateismo, dagli attacchi dei credenti, che alla fine sembrano comunque ridursi all’accusa di collusione con i regimi totalitari. È parzialmente vero, risponde Hitchens, perché anche l’ateismo ha i suoi begli errori da farsi perdonare: ma l’umanesimo «può domandare perdono per essi e anche correggerli partendo dai suoi stessi presupposti, senza dover scuotere o minacciare le basi di alcun immutabile sistema di credenze». Non ha bisogno delle scuse carpiate di un Wojtyla perché può permettersi di sbagliare, anche quando va più vicino della religione nella descrizione del mondo (Democrito docet). Questa difesa è ormai diventata un dovere urgente e non rinviabile: questa difesa è ormai diventata un dovere urgente e non rinviabile: una questione di sopravvivenza». Il contrasto, come si diceva, non è però reale, se si assume che negli ultimi secoli i progressi del genere umano hanno fatto ormai piazza pulita di tante superstizioni: ma queste superstizioni, un po’ come certe immangiabili pietanze «di una volta», troveranno sempre l’inventore di una loro antichissima origine, l’assessore disposto a buttare soldi (pubblici) per continuare a produrle, e consumatori disposti a farsi abbindolare da un’etichetta accattivante. Il rischio, concreto, è di ingurgitare cibo potenzialmente pericoloso: per questo sono necessarie le campagne di denuncia, e una batteria di anticorpi sempre in perfetta efficienza. L’eccesso di sicurezza di Hitchens ha già dato e darà ancora fastidio a molti. Bisognerebbe essere forse un po’ più guardinghi, e ricordare come il primo illuminismo fu poi travolto dal romanticismo bacchettone dei Novalis, dei de Maistre e dei Manzoni, con Leopardi a mettere tutti in guardia dalle «sorti magnifiche e progressive». Christopher Hitchens *1949 si è laureato nel 1970 in filosofia, scienze politiche ed economiche al Balliol College, presso l’Università di Oxford. Nel Regno Unito ha prestato la sua firma a varie testate, tra le quali il New Statesman e l’Evening Standard. Dal 1977 al 1979 è stato corrispondente di cronaca estera del London’s Daily Express, poi di nuovo al New Statesman come responsabile esteri dal 1979 al 1981. Ha collaborato poi come commentatore da Washington per Harper’s e corrispondente USA per The Spectator, nonché per il supplemento letterario del Times. A parte l’opera qui recensita, Hitchens ha scritto più di dieci libri. Ateo militante e sostenitore della guerra in Iraq in chiave di contrasto del fondamentalismo islamico, non ha mai perso occasione di attaccare il presidente Bush jr. per le sue posizioni confessionaliste. http://www.uaar.it Contraddizione Nel libro c’è un punto di apparente contraddizione. Da una parte si sostiene che «chi è tanto certo, e si proclama combattente divino in nome delle proprie certezze, appartiene ormai all’infanzia della nostra specie. Potrà essere un lungo addio, ma è iniziato e, come tutti gli addii, non dovrebbe protrarsi troppo». Dall’altra si sottolinea con urgenza «il bisogno di un nuovo illuminismo […] in difesa di un pluralismo laico e del diritto di non credere o di non essere costretti a credere. «L’illuminismo è alla portata dell’uomo comune» Hitchens sostiene però che oggi «l’illuminismo è alla portata dell’uomo comune». In effetti, basta entrare in una libreria per trovare il suo libro: solo pochi anni fa sarebbe stato quasi impossibile che un libro contro l’esistenza di Dio trovasse una distribuzione così diffusa. Segno dei tempi, e di una libertà di espressione mai così ampia e mai così a rischio. Il futuro, occorre sempre tenerlo a mente, non è ancora stato scritto: anche se «Dio non è», ci saranno sempre piccoli uomini che vorranno farlo grande. Christopher Hitchens Dio non è grande Come la religione avvelena ogni cosa. Einaudi, 2007 ISBN: 8806183370 1/2008 frei denken. 3 Fortsetzung von Seite 1 2008: 100 Jahre Freidenker-Vereinigung 93 Jahre «frei denker» Vor 100 Jahren gab es ein paar sehr engagierte regionale Freidenker-Clubs und die Erkenntnis wuchs, dass nur eine gemeinsame Dachorganisation die Anliegen der Freidenker voran bringen würde. Am 12. April 1908 war es dann soweit: In Zürich wurde der Deutschschweizerische FreidenkerVerband gegründet. Im Archiv der FVS in Bern sind leider sind aus jener Zeit keine Dokumente erhalten. Auch hat die Vereinigung zu Beginn wenig Wert auf Dokumentation gelegt. Ab 1915 erschien dann fast lückenlos die Zeitschrift der Vereinigung, sie ist deshalb die verlässlichste Quelle der Vereinsgeschichte. Der Name der Zeitschrift hat mehrmals gewechselt und auch mit dieser Nummer ist ein Wechsel verbunden: Analog zum neuen Logo der Vereinigung heisst das Blatt nun «frei denken.». Damit soll an der Tradition angeknüpft, aber auch die rein männliche Form aufgegeben werden. Der Titel gibt einen Hinweis auf die grundsätzliche Mehrsprachigkeit, die aber vorderhand im gleichen Rahmen wie bisher gelebt werden soll: die zweite Seite bleibt weiterhin das Forum der Tessiner Freunde: der «libero pensiero». Gleichzeitig wurde auch das Erscheinungsbild wieder etwas aufgefrischt. Zur Jubiläums-Delegiertenversammlung im April 2008 wird eine Sondernummer von «frei denken.» in einer höheren Auflage erscheinen. finden spürbar mehr Beachtung. Insbesondere auf den «Freidenker-Test» erhalten wir positives Echo. Parallel dazu sollten diesen Monat die Kampagnenseiten «Leben ohne Dogma – ich bin konfessionsfrei» aufgeschaltet werden. Damit ist der Webauftritt der FVS auf dem vom Zentralvorstand beschlossenen Stand. nahezu gleich Null ist, hält sie nicht davon ab. Das Los in der Tasche gibt ihnen einen Funken Hoffnung, es nährt den Tagtraum, dass eine winzige Chance bestehen könnte, dem zu entfliehen, was ihr Leben heute ist. Tatbeweis: Leben ohne Dogma Viele Menschen bleiben ihrer Religion auch aus demselben Grund treu, aus dem sie in Gewaltbeziehungen bleiben: aus Angst davor, das Leben selbstständig anpacken zu müssen. Wenn Menschen den Atheismus vor allem deshalb ablehnen, weil sie sich ausserstande fühlen, mit seinen Konsequenzen zu leben, und nicht weil sie die Argumente des Atheismus nicht verstehen können, dann bedeutet dies, dass wir die Menschen vor allem davon überzeugen müssen, dass ein Leben ohne Dogma lebenswert ist. Wir müssen also nicht nur rational und schon gar keine Supermenschen sein, sondern uns im Alltag als gewöhnliche, nicht gläubige Menschen outen, und mit unserem Verhalten und in unseren Äusserungen den Beweis antreten, dass es Ethik und Moral ohne Gott gibt – für dich und für mich.» Jubiläum 2008 Der Grosse Vorstand hat das Budget 2008 genehmigt. Nun können die geplanten Massnahmen und Aktivitäten umgesetzt werden. Mehr dazu in der nächsten Ausgabe von «frei denken.» rc Webseite dreisprachig Rechtzeitig zum Jubiläumsjahr präsentiert sich auch die FVS-Webseite in drei Sprachen. Die Seiten werden laufend ausgebaut und Keine Wissenschaftsgläubigkeit Der Papst schreibt, dass Glaube die «Substanz» dessen sei, was man erhoffe, der «Beweis» für nicht Sichtbares, für das in der Zukunft liegende, ewige Leben. Der Tod bedeute dann den Ausweg aus dem beschwerlichen Erdenleben, die Erlösung. Atheisten hingegen erlägen Wissenschaftsgläubigkeit – was die Menschheit ins Verderben führe. Dabei geht er erstens davon aus, dass man einen Glauben nur durch einen anderen Glauben ersetzen kann, und zweitens macht er klar, dass «Glauben» für ihn «Beweis» ist – kein Wunder, dass eine Diskussion mit wissenschaftlich denkenden Menschen unmöglich ist: sie scheitert bereits an den Grundbegriffen. Wissenschaft, Kunst und Philosophie ... FreidenkerInnen gehen hingegen davon aus, dass es eben auch ein Drittes gibt: ein Leben das auf Vernunft und a-theistischer Spiritualität begründet ist. Ein Leben, das Fakten nüchtern als Fakten behandelt und um ihre Methoden- und Zeitgebundenheit weiss. Ein Leben, das aber auch die Schönheit des Bekannten, die Kunst und die Poesie der Tatsachen – auch in der Wissenschaft – und das Staunen ob der Grösse des noch nicht Bekannten als a-theistische, spirituelle Erfahrung geniesst, ohne dies alles zwanghaft einem personifizierten Übervater zuschreiben zu müssen. darauf, dass Menschen eine bessere Welt schaffen können, weil die Kooperationsfähigkeit sich in der Evolution auch als erfolgreiche Strategie erwiesen hat. Leben ohne Dogma also – nicht ohne Hoffnung! Ich wünsche uns allen im neuen Jahr viel Erfolg und viel Freude bei Antreten des Beweises, dass wir nicht eine Hoffnung auf Erlösung brauchen sondern das Vertrauen und den Mut, etwas zu verändern, mit Geduld und Gelassenheit – Schritt für Schritt. Reta Caspar ... und Hoffnung Und ein Leben mit Hoffnung, mit dem Vertrauen 4 frei denken. 1/2008 Sind Menschenrechte doch teilbar? Bruno Stutz Den Idealen der Aufklärung und den Forderungen nach Humanität und Freiheit des Individuums verdanken wir die allmähliche Durchsetzung der Menschenrechte – so wie sie schliesslich von den Vereinten Nationen 1948 formuliert und verkündet wurden. Der Gedanke, dass Menschenrechte universell sind, entwickelte sich aus der Auffassung, dass Menschen wohl unterschiedlich leben, aber überall gleich leiden und empfinden, wenn ihre Menschenwürde verletzt wird. Die allgemeine Gültigkeit ist aber immer wieder umstritten, weil manche Staaten sich auf übergeordnete eigene Interessen und Wertvorstellungen berufen und aus politischen Erwägungen oder kulturellen Unterschieden eine Einschränkung dieser (grundsätzlich doch unteilbaren) Menschenrechte rechtfertigen. In letzter Zeit wird aus islamischen Kreisen immer wieder darauf hingewiesen, dass zwischen den ewiggültigen, göttlich geoffenbarten und den von Menschen geschaffenen Menschenrechten ein grosser, unüberwindbarer Gegensatz besteht. Und dies deshalb, so ihr Vorwurf, weil bei der Ausarbeitung der «Allgemeinen Erklärung der Menschenrechte» die religiösen Belange islamischer Staaten nicht einbezogen wurden. dass sie religiös begründet sind. In ihnen regelt die Scharia die Lebensbedingungen aller Muslime und bildet die Grundlage für die Anwendung der Menschenrechte. 1981 veröffentlichte der Islamrat für Europa in London «Im Namen Gottes, des Erbarmers und Barmherzigen» eine «Allgemeine Islamische Menschenrechtserklärung». Während sich in der westlichen Welt die Menschenrechte im Laufe ihrer langen Geschichte immer weiter entwickelt haben, sind islamische Vertreter davon überzeugt, dass die wahren Menschenrechte im Koran vorhanden sind, was auch in der Präambel festgehalten wird: «Vor vierzehn Jahrhunderten legte der Islam die Menschenrechte umfassend und tiefgründig als Gesetz fest». 1990 verabschiedete die Organisation der islamischen Konferenz die «Kairoer Erklärung der Menschenrechte im Islam», in der Menschenrechte ausschliesslich unter dem Vorbehalt der Übereinstimmung mit dem islamischen Gesetz (Scharia) gelten. In dieser Erklärung wird betont, dass die grundlegenden Rechte und Freiheiten verbindliche Gebote Gottes seien und dass die islamische Gesellschaft die beste von Gott geschaffene Nation sei. So steht in Art. 1: «Alle Menschen bilden eine Familie, deren Mitglieder durch die Unterwerfung unter Gott vereint sind und alle von Adam abstammen», über die Pflichten der Eltern lesen wir unter Art. 7: «… dass die Erziehung mit den ethischen Werten und Grundsätzen der Scharia übereinstimmt» und Art. 24 weist nochmals ausdrücklich auf das übergeordnete religiöse Gesetz hin: «Alle Rechte und Freiheiten, die in dieser Erklärung genannt wurden, unterstehen der islamischen Scharia». bigen Gemeinschaft unterzuordnen haben. So ist beispielsweise die grösste islamische Religionsgemeinschaft in Europa «Milli Görüs» überzeugt, dass islamische Werte in die Werteordnung des Westens passen. Da aber ihre religiösen Gesetze Frauen und Andersgläubige benachteiligen und auch dem westlichen Demokratieverständnis widersprechen, muss eine Islamisierung der (westlich orientierten) Menschenrechte scheitern. Gerade die Verheiratung von Frauen nach islamischem Recht und gemäss Koran: «… und verheiratet keine (gläubige) Frau an einen Götzendiener, ehe er gläubig geworden…» (Sure 2:22) erfolgt zu oft in Unfreiheit und unter Zwang. Ein solches Vorgehen ist unvereinbar mit den Idealen einer aufgeklärten Gesellschaft und widerspricht einem leitenden Gedanken der Allgemeinen Erklärung der Menschenrechte: «Eine Ehe darf nur bei freier und uneingeschränkter Willenseinigung der künftigen Ehegatten geschlossen werden» (Art. 16.2). Muslime über Menschenrechte Der Zentralrat der Muslime in Deutschland äussert sich zur Verschiedenheit der Auffassungen über die Menschenrechte: «Der wesentliche Unterschied zwischen der Menschenrechtserklärung der Vereinten Nationen (1948) und den islamischen Menschenrechten ist der göttliche Ursprung der islamischen Menschenrechte. Trotz grosser Übereinstimmung der verbrieften Rechte beider Deklarationen ist dieser Unterschied essentiell und wirkt sich auf die Auseinandersetzung mit diesem Thema aus». Mohammed Dehghan, Mitglied des Rechtsausschusses im iranisch-islamischen Parlament erachtet es als notwendig, «In Anbetracht der hohen Zivilisation und Kultur des Islam … und weil die Völker nach geistigen Werten dürsten», eine islamische Konvention der Menschenrechte zu erstellen, die «für die gesamte Menschheit ein Vorbild für die Liebe zu Gott und für Gerechtigkeit unter den Menschen darstellt». Nicht wenige Apologeten der islamischen Umma streben die Anerkennung der Scharia als Teil der universalen Menschenrechtserklärung an, wobei sich aber die individuellen Freiheiten und Menschenrechte immer dem Gemeinwohl der gläu- Anpassung führt zu Rechtsungleichheit Vermehrt kritisieren islamistische Kreise unser Menschenrechtsverständnis und fordern mehr Toleranz für ihre von Gott verordneten Verhaltensnormen und Lebensweisen. Und wir werden wohl bald mit den Fragen konfrontiert, ob die Moralvorstellungen einer Glaubensgemeinschaft über den zivilisierten Menschenrechten stehen und ob freie, aufgeklärte und demokratische Länder ihre Rechtsnormen anpassen oder andernfalls zweierlei Recht dulden müssen. Islamische Menschenrechte Seit wenigen Jahrzehnten gibt es auch «Islamische Menschenrechte», die sich von den Rechten der humanistisch geprägten Zivilisation darin unterscheiden, 1/2008 frei denken. 5 In den liberalen und als vorurteilsfrei bekannten Niederlanden hat der damalige Justizminister Piet Hein Donner für Aufsehen gesorgt, als er auf das demokratische Prinzip seines Landes hinwies, das die Einführung der Scharia ermögliche. Das übergeordnete humanitäre Völkerrecht in keiner Weise erwähnend, ist eine solche Aussage beunruhigend und gefährlich. Und in Utrecht hat die Kommission für Gleichbehandlung einen in seinen Auswirkungen nicht zu unterschätzenden Entscheid gefällt, in dem sie einer muslimischen Lehrerin recht gab, die sich mit Hinweis auf den Koran weigerte, Vätern von Schülern die Hand zu geben. Solche Forderungen, aber besonders ihre Anerkennung durch die politischen Entscheidungsträger, sind eine demütigende Provokation – sie könnten aber auch, gemäss Art. 14 der Europäischen Konvention zum Schutze der Menschenrechte, als Diskriminierung «insbesondere wegen des Geschlechtes, … und der Religion» bewertet werden. In Deutschland steht die Justiz aufgrund wachsender Migration vor der Herausforderung, ob und wie weit ethnisch-kulturelle Wertvorstellungen im Strafrecht zu berücksichtigen sind und gegebenenfalls zu einer Strafmilderung führen sollen. Schon mehrmals wurden Urteile publik, wo aufgrund «stark verinnerlichter heimatlicher Wertvorstellungen» oder «kulturbedingt niedrigerer Hemmschwelle Frauen gegenüber» Strafmilderung gewährt, in einem Fall sogar das Schlagen der Ehefrau als islamisch legitim eingestuft wurde. Lothar Junemann, Bundesgeschäftsführer des deutschen Richterbundes mein- te dazu: «In der Tat spielen kultureller Hintergrund und Religion für Urteile in Strafverfahren eine grosse Rolle, besonders bei sogenannten Fememorden». Gott muss draussen bleiben Für die freie und aufgeklärte westliche Welt sind die Menschenrechte zeitgemässe Produkte der Ver- nunft. Und weil Glaube und Vernunft nicht vereinbar sind, darf das rein auf Glauben an Gott und seine verkündeten Schriften basierende islamische Menschenrechtsverständnis von uns keine wohlwollende Toleranz erwarten. Religiöse Vorlieben gottesfürchtiger und ewiggestriger Fanatiker rechtfertigen nicht die Umgestaltung der Rechtsordnung und der Le- bensart einer säkularen Gesellschaft. Aber wenn wir uns selbstbewusst zu unseren freiheitlichen Werten bekennen und auf unseren kulturellen Errungenschaften bestehen, können wir verhindern, dass ein (un-)barmherziger Gott in unser Alltagsleben zurückkehrt und dass unsere Rechtsordnung von einem göttlichen Geist beseelt wird. Österreich Freidenker-Demo gegen den Papst Der Papst hatte über die Menschenrechte schon gesprochen (die die Kirche so lange Zeit bekämpft hatte) und hatte die Abtreibung schon zum Unrecht erklärt, jetzt ruhte er sich gerade im Haus der Apostolischen Nuntiatur aus, als nicht weit von seiner Ruhestätte die Grüpplein seiner Gegner vor der Karlskirche eintrafen. Da es regnete, stellten sich die Kritiker mit ihren Transparenten unter dem Dach der Karlskirche auf, doch auf dem Fuss der breiten Stiegen kniete, in eine weisse Weste gewandet und den Rosenkranz in Händen, ein katholischer Vorbeter im Regen und betete gegen die «verblendeten» Demonstranten an. Die anwesenden TVSender waren fasziniert vom Opferlamm in der Höhle der Papstverächter. Am Schluss des anschliessenden, von etwa gleich vielen Polizisten begleiteten Demonstrationszuges sprach unter anderen der Obmann des Freidenkerbundes Österreichs: «Bei der katholischen Kirche müssen wir mit 3'000 Jahren rechnen! 1'000 Jahre hat sie gebraucht, um sich an den Gipfel der Macht zu bringen! 1'000 Jahre hat sie alle Fortschritte und Errungenschaften der Menschheit blokkiert! Und weitere 1'000 Jahre benötigt sie dafür, um wieder zu verschwinden!». www.freidenker.at September 2007 6 frei denken. 1/2008 Büchertipp Grundriss eines rationalen Weltbildes (hpd) Im Oktober 2007 ist eine überarbeitete Neuauflage dieser leicht verständlichen Einführung in philosophische und naturwissenschaftliche Fragen herausgekommen. Der Autor ist Informatiker und hält als Privatdozent Vorlesungen an der Ludwig-MaximiliansUniversität in München. Für ein rationales Weltbild ist es nötig, seine Erfahrungen und Schlüsse immer wieder zu hinterfragen, nach Gründen und nach Argumenten zu suchen, warum man einen Sachverhalt so und nicht anders beurteilt. Nach Ansicht des Autors hat ein rationales Weltbild eine breitere Basis als ein naturwissenschaftliches Weltbild. Denn zusätzlich setzt man sich auch mit Philosophie, insbesondere mit Ethik, und mit der Religion auseinander. Im Buch kommt es erst in zweiter Linie auf konkrete Inhalte eines rationalen Weltbildes an. Im Vordergrund steht die Methode: Es ist eine kritische Methode, und man muss sie selbst anwenden. Das Buch steht hier in der Tradition der philosophischen Aufklärung. Es sieht Aufklärung als einen Weg, auf dem Menschen mündig werden können, um nach gründlichem Überlegen ihre eigenen Schlüsse zu ziehen und ihre eigenen Entscheidungen zu treffen. Joachim Wehler Grundriss eines rationalen Weltbildes Alibri 2007 2. Auflage 268 Seiten, Euro 18.ISBN 3-86569-029-7 Schule und Religion TI: Separation oder Integration? Die 2004 eingesetzte «Kommission über Religionsunterricht in der Schule» schloss ihre Arbeit am 13. Dezember 2005 ab. Eingereicht wurde ein Mehrheitsbericht und zwei Minderheitsberichte. Kurz vor den kantonalen Wahlen gab der Regierungsrat – ganz unerwartet – im Februar 2007 alle drei Berichte offiziell in die Vernehmlassung. Bericht der Vertreter der FVS-Sektion Tessin Der von 2 Mitgliedern unterzeichnete Bericht hält fest: Der Einbruch der Besucherzahlen zeigt, dass die heutigen Anordnungen betreffend den Religionsunterricht in der öffentlichen Schule nicht mehr zeitgemäss sind und in klarem Widerspruch stehen zum Fundament der modernen Demokratie, zur bedingungslosen Trennung von Staat und Kirche. Jeder Religionsunterricht, auf welcher Stufe auch immer er erteilt wird, sei es vom Generalisten oder Spezialisten, steht im Widerspruch zu Bundesverfassung (BV) und Zivilrecht (ZGB): Art. 15 Abs. 4 BV Niemand darf gezwungen werden, einer Religionsgemeinschaft beizutreten oder anzugehören, eine religiöse Handlung vorzunehmen oder religiösem Unterricht zu folgen. Mehrheitsbericht Unterschrieben von 8 Mitgliedern: Elementarstufe Einen obligatorischen Unterricht, erteilt von der Klassenlehrkraft. Mittelstufe Versuchsweise Einführung einer obligatorischen Stunde in den letzten zwei Jahren. Gemischte Kommission Über Inhalt und Lehrmittel soll eine Kommission entscheiden, in der alle interessierten Parteien vertreten sein müssen: die Vertreter der anerkannten Kirchen, der übrigen im Kanton vorhandenen religiösen Gemeinschaften, der Vereinigung für die öffentliche Schule, der Freidenker-Vereinigung der Schweiz. Der fakultative konfessionelle Unterricht bleibt während den gesamten vier Jahren erhalten, wird aber ausserhalb des Programms und zu Lasten der Kirchen geführt. Der Staat stellt lediglich Räumlichkeiten und Infrastruktur zur Verfügung. Oberstufe Die Einführung einer obligatorischen Stunde «Kultur der Religionen» ist u. a. wegen Überlastung des Stundenplans nicht vertretbar. Es wird vorgeschlagen: a) Integration des Themas Religion in die einzelnen obligatorischen Fächer: Geschichte, Geschichte der Sprache, der Literatur, der Kunst und der Philosophie. b) einen konfessionellen oder interkonfessionellen Unterricht ausserhalb des Stundenplans. Bericht der Vertreter der Katholischen Kirche Der von 3 Mitgliedern unterzeichnete Bericht kritisiert, dass der Kommissionsvorschlag auf eine klare Trennung zwischen Staat und Kirche hinauslaufe, wogegen laut Schulgesetz von 1992 die zwei anerkannten Kirchen (katholisch und ev.reformiert) das Recht hätten, am gesamten Bildungsprojekt der Studierenden auf jeder Ebene mit einem eigenen spezifischen Fach mitzuarbeiten. Ihr Vorschlag: Elementarstufe Beibehalten des status quo mit der Verpflichtung der verschiedenen Christlichen Kirchen (katholisch - evangelisch - orthodox) möglichst bald einen «im ökumenischem Sinne koordinierten Unterricht» zu erreichen. Mittelstufe Beibehaltung des status quo, oder Einführung vom Staat geführter, paralleler und alternativen Kurse in religiöser Kultur. Oberstufe Beibehaltung des status quo, oder – neben den von den Kirchen garantierten Kursen – über den Kommissionsvorschlag hinaus: grössere Integrierung des religiösen Diskurses in die anderen Fächer, grössere Flexibilität für den Kurs der komplementären Option «Religion» und für die Maturitätsarbeit sowie einen fakultativen Kurs über die «Geschichte der Religionen». Art. 303 ZGB 1 Über die religiöse Erziehung verfügen die Eltern. 2 Ein Vertrag, der diese Befugnis beschränkt, ist ungültig. 3 Hat ein Kind das 16. Altersjahr zurückgelegt, so entscheidet es selbständig über sein religiöses Bekenntnis. Art. 11 BV 1 Kinder und Jugendliche haben Anspruch auf besonderen Schutz ihrer Unversehrtheit und auf Förderung ihrer Entwicklung. 2 Sie üben ihre Rechte im Rahmen ihrer Urteilsfähigkeit aus. Art. 8 Abs. 2 BV 1 Alle Menschen sind vor dem Gesetz gleich. 2 Niemand darf diskriminiert werden, namentlich nicht wegen der Herkunft, der Rasse, des Geschlechts, des Alters, der Sprache, der sozialen Stellung, der Lebensform, der religiösen, weltanschaulichen oder politischen Überzeugung oder wegen einer körperlichen, geistigen oder psychischen Behinderung. Die ASLP-TI begrüsst die zwei parlamentarischen Initiativen insofern, als diese die gegenwärtige Diskussion eröffnet haben. Die Freidenker wünschen aber im 1/2008 frei denken. 7 Gegensatz zu den beiden Initiativen die Integration: Volle Integration der Geschichte der Religionen und der areligiösen Strömungen in den allgemeinen Unterricht. Das Phänomen erfordert keine spezifische und separate Behandlung. Im Gegenteil, Letztere könnte sich als inopportun und voller negativen Konsequenzen herausstellen: Wem soll zum Beispiel der Unterricht anvertraut werden? Wer soll die Kontrollen sicherstellen? Die Schule soll mit gut strukturierten Programmen im Bereich der humanistischen Kultur allgemeine Kenntnisse über Geschichte, Geographie, Literatur, Philosophie anbieten, die es erlauben, die generellen Zusammenhänge – samt Einflüssen von den diversen religiösen und nicht religiösen Weltanschauungen – zu erfassen. Die Entwicklung der Kritikfähigkeit bildet einen fundamentalen Bestandteil der Bildung des Menschen. Aufgaben der öffentlichen Schule 1. Die Schüler zum kritischen und rationalen Prüfen der physischen, psychologischen und sozialen Phänomene befähigen. 2. Die unersetzbare Rolle der Vernunft und der Wissenschaft im Fortschritt der Menschheit begreiflich machen. 3. Die Schüler daran gewöhnen, keine Behauptung zu akzeptieren, wenn nicht gute Gründe bestehen sie für wahr zu halten. 4. Die Neugier und das Interesse an Wissenschaft fördern. Aus diesen Gründen verlangt die Sektion Tessin der Freidenker-Vereinigung der Schweiz die Aufhebung des Art. 23 des Schulgesetzes vom 1. Februar 1990 Dadurch entstehen folgende Vorteile für alle Komponenten der zivilen Gesellschaft und der Schule: a) Die Achtung des grundlegenden Prinzips des demokratischen Staates: Trennung von Staat und Kirche. b) Die Achtung der Bundesverfassung und der Gesetzen des Staates. c) Keine zusätzliche Belastung des schon überlasteten Stundenplans. d) Keine zusätzlichen Kosten. e) Ein Ersparnis von mindestens Fr. 2.000.000.Bellinzona,13. Dezember 2005 Agenda Zentralvorstand Sa., 19. Januar, 1. März, 24. Mai, 16. August, 18. Oktober 2008, Bern DV 2008 Sa., 12. April 2008, Olten Grosser Vorstand Sa., 22. Nov. 2008 Olten Basel – NWS Letzter Donnerstag im Monat 15:00 - 17:30 Donnerstag-Hock Rest. "Park", Flughafenstr. 31 Basel – Union Letzter Freitag im Monat 19:00 Uhr Freie Zusammenkunft Café "Spillmann", Eisengasse 1 Bern Dienstag, 08. Januar 19:00 Freidenker-Stamm Thema: 100 Jahre FVS Rest. "Celina", Spitalgasse 2 Nur ein Messias ist unersetzlich Im Vorfeld der Abwahl von Bundesrat Christoph Blocher hat das Schweizer Fernsehen eine Reportage über seinen älteren Bruder Gerhard ausgestrahlt. Der Mann – notabene ein ehemaliger reformierter Pfarrer – spricht eine religiöse Sprache, kriegerisch religiös. Die meisten seiner Aussagen können als Entgleisungen eines wirren alten Mannes bewertet werden – allerdings hat sich Christoph Blocher davon nicht distanziert. Georg Blocher spricht traditionell christlich in Gleichnissen: Gleich wie das Wasser nicht wählen könne, ob es über den Rheinfall hinunterstürzen wolle oder nicht, genau gleich könne sein Bruder nicht wählen, ob er seinen «Auftrag» erfüllen wolle oder nicht. Dies hat er bereits vor der erfolgreichen Wahl seines Bruders 2003 öffentlich gesagt. In einem Interview mit dem Tages-Anzeiger (29.11.2003) hat Christoph Blocher dazu gemeint: «Er hat das Bild gebracht, weil ich ein intuitiver Mensch bin. Was ich mache, tue ich, weil ich das Gefühl habe, ich muss es tun. Das kommt vielen Leuten vor wie der Rheinfall, der halt einfach seinen Lauf nimmt. Mit höherer Gewalt hat das nichts zu tun. Ich habe ein natürliches Gottvertrauen, aber alles Frömmlerische und Sektiererische ist mir fremd.» Wir alle handeln nach unserer Intuition. Tatsache ist aber, dass auch die tiefste Überzeugung – ob politisch oder religiös – kein Kriterium für Wahrheit und Güte ist. Wer aus Überzeugung handelt, tut deshalb gut daran, nicht nur Gleichgesinnte um sich zu scharen, sondern auch Andersdenkende. Nur so können wir sicherstellen, dass aus begabten Über- zeugungstätern nicht Anführer kritikloser Massen werden. Die SVP hier gefährdet. Je mehr sie Personenkult und innere Säuberung betreibt, desto kritischer müssen frei Denkende sie beobachten. Christoph Blocher ist ein Mann der betet. Gläubige Menschen betrachten das Gebet als Zwiesprache mit ihrem Gott. Sie haben die Tendenz, ihre Intuition als göttliche Inspiration zu begreifen und auf den göttlichen Beistand bei der Umsetzung zu vertrauen. Bei seiner Wahlannahme 2003 hat Christoph Blocher explizit gesagt, er hoffe auf Gottes Hilfe. – Die Bilanz muss er wohl wiederum im Gebet ziehen. Reta Caspar Montag, 14. Januar 14:00 Seniorentreff im Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49b. 031 372 56 03 Grenchen Freitag, 11. Januar ab 20:00 Kegelabend Rest. "Feldschlösschen" Schaffhausen Jeden Samstag 10:00-11:00 Freidenkerstamm Café des CoopCity Winterthur Mittwoch, 09. Januar 18:00 Fondue-/Raclette-Abend Restaurant "Chässtube" Ohne Anmeldung. Mitglieder anderer Sektionen und Gäste sind willkommen. Zürich Montag, 14. Januar 14:30 Freie Zusammenkunft Rapport über den Grossen Vorstand. Restaurant "Schweighof" « Also Herr, noch einmal: Die Araber erhalten das Öl und wir, wir müssen das Ende unseres... was... beschneiden? » Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS Mitglied der Weltunion der Freidenker (WUF) und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union (IHEU) www.frei-denken.ch Kontakte für weltliche Feiern Basel: Freidenker Nordwestschweiz 061 321 31 48 Basel: Freidenker-Union 061 601 03 43 oder 061 601 03 23 Bern 079 449 54 45 oder 031 911 00 39 Grenchen und Umgebung 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Mittelland 062 926 16 33 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud/Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 044 463 16 55 Sollte unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen sein, wenden Sie sich bitte an die FVS-Geschäftsstelle: 031 371 65 67 oder an 052 337 22 66 Basel Freidenker Nordwestschweiz Postfach 260, 4010 Basel basel-fvs@frei-denken.ch Präsident: H. Stieger 079 217 01 29 Vizepräs.: B. Bisig 061 321 31 48 Sekretariat: E. Oberer 061 313 39 50 Kassier: H. Mohler 061 261 36 19 Mitgliederdienst: R. Frey 061 421 12 80 Ticino Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) Sezione Ticino CP 721 6902 Paradiso ticino@frei-denken.ch Presidente: R. Spielhofer 091 994 21 45 Vaud Ass. vaudoise de la Libre Pensée CP 5264 1002 Lausanne vaud@frei-denken.ch Président: Secrétariat: J.P. Ravay 022 361 94 00 026 660 46 78 Freidenker-Union Basel Postfach 4471, 4002 Basel basel-union@frei-denken.ch Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Mitgliederdienst: 061 601 03 23 Bern Freidenker Bern Postfach 831 3550 Langnau bern@frei-denken.ch Präsident: D. Aellig 079 449 54 45 Winterthur Winterthurer Freidenker Postfach 1806, 8401 Winterthur winterthur@frei-denken.ch Präsident: J.L. Caspar 052 337 22 66 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 Familiendienst: M.Ochsner 052 232 04 77 Genève Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes 1285 Avusy genève@frei-denken.ch Président: J. P. Bouquet 022 756 40 498 Zürich Freidenker Zürich Postfach 3353, 8021 Zürich zuerich@frei-denken.ch Präs.: H. Rutishauser Tel/Fax 044 463 16 55 Mitgliederdienst: M. Dobler 044 341 38 57 Grenchen und Umgebung Freidenker Grenchen u. Umg. Postfach 418 2540 Grenchen grenchen@frei-denken.ch Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Präsident: S. Mauerhofer 076 388 46 39 Mitgliederdienst/ L. Höhneisen Krankenbesuche 076 53 99 301 Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS Geschäftsstelle Weissensteinstr. 49b Postfach CH-3001 Bern Tel. 031 371 65 67 Fax 031 371 65 68 info@frei-denken.ch Postkonto: 84-4452-6 Luzern/Innerschweiz luzern@frei-denken.ch Kontakt: B. Greter 041 420 45 60 Mittelland Freidenker Mittelland Postfach 56 4628 Wolfwil mittelland@frei-denken.ch Präsident: H. Haldimann 062 926 16 33 Impressum Redaktion Reta Caspar, c/o H. Montens Carroz-Derrière 9, CH-1844 Villeneuve E-mail: reta.caspar@swissonline.ch Erscheinungsweise monatlich Redaktionsschluss 15. des Vormonats Jahresabonnement Schweiz: Fr. 30.– Ausland: Fr. 35.– (B-Post) Probeabonnement 3 Monate gratis Druck und Spedition Printoset, Flurstrasse 93, 8047 Zürich Schaffhausen Freidenker Schaffhausen Postfach 69 8213 Neunkirch schaffhausen@frei-denken.ch Kontakt: R. Imholz 079 751 41 38 AZB P.P./Journal CH-2545 Selzach St. Gallen Freidenker Region St. Gallen c/o S. Breitler Haldenweg 37 9100 Herisau Kontakt: S. Breitler 071 351 29 81 www.printoset.ch ISSN 0256-8993 Ausgabe 1/2008 Namentlich gekennzeichnete Beiträge können, aber müssen nicht mit der Ansicht der Redaktion übereinstimmen.